mercoledì 27 gennaio 2016

LA PRIMA REPUBBLICA ERA BELLA ASSAI

C’è chi voleva il bipolarismo. Qualche folle voleva addirittura il bipartitismo. Dopo 23 anni non c’è nessuno dei due. La destra è frammentata, ma la sinistra non sta meglio. Almeno quest’ultima ha una grande organizzazione, il Partito Democratico, che sostiene le politiche delle socialdemocrazie internazionali. Di là, tanti partiti, o movimenti, nessuno che supera il 15% e nessuno che ha una identità precisa. E poi l’incognito, ovvero nessuna collocazione politica precisa, per un movimento autoritario e centralista come i 5 Stelle. Insomma dalla ricerca della semplificazione alla creazione del caos, peggio della prima Repubblica, a causa di politicanti capaci di tessere interessi contingenti ma non di pianificare il futuro. 
Qualche considerazione su ciò che mi interessa: la sinistra italiana. Qui la solita scomposizione. Prima, oltre al PD, solo SeL e pochi altri Partiti vicini all’1% come il Psi o i Radicali. Adesso, quelli a cui non piaceva Renzi, si sono sbizzarriti e hanno fondato SI, Sinistra Italiana, che vale meno del 3% e Possibile che, per essere generosi, quotiamo anch’esso intorno al 3%. Se poi a questo ci aggiungiamo qualche Verde e pochi veterocomunisti con il loro 2% siamo al completo.
Perché questo? Perché non abbiamo una cultura bipartitica e quella bipolare stenta a crescere. Perché la frammentazione è stata sempre un valore di diversità e diversificazione nel nostro Paese e non un problema per la governabilità. Infine perché a sinistra più che a destra ci sono troppi capetti, piccoli leader senza seguito, generali senza truppe: esibizionisti della politica.
Per fare un grande partito è necessario seguire democrazia interna e scelte di maggioranza. Voler lavorare da dentro, dibattere, discutere, per convincere e cambiare le cose. E non uscire perché il leader regolarmente eletto non ci sta bene.
Ma in Italia questo è complicato.

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