martedì 31 luglio 2012

STATALE INGIUSTO

Si scrivono e si leggono sempre le stesse cose. Torniamo alla polemica degli statali licenziabili. Partendo dal fatto che non si dovrebbe licenziare nessuno se non c’è un giusto motivo, non si capisce perché nel mondo del lavoro italiano ci debbano essere occupati con tutele diverse. Esiste una legge, esiste uno statuto dei lavoratori, bene, deve valere per tutti, privati e statali che siano. Questi non sono due tipi di lavori differenti; entrambi si alzano la mattina, vanno a timbrare il cartellino, hanno dei compiti da fare, delle attività da svolgere e alla fine della giornata se ne tornano a casa; dirigenti, quadri, impiegati o operai che siano. Nessuna differenza siano privati o pubblici. E allora che discutiamo a fare della licenziabilità degli uni e degli altri? O non si può fare per nessuno o si può fare per tutti. La legge deve essere uguale per tutti. O no?

venerdì 27 luglio 2012

RITORNA LA GIUSTIZIA?


È giusto che ci si indigni sulla sorte toccata a D’Ambrosio, consigliere del Quirinale, stroncato prematuramente da un infarto.
Non si può sapere se le forti pressioni che in questi giorni aveva ricevuto per le telefonate fatte con Mancino sul rapporto Stato Mafia siano state una causa del suo decesso. Sicuramente non era un uomo tranquillo, lui che, a quanto si legge, non aveva fatto altro in tutti questi anni che servire lo Stato in modo impeccabile.
I magistrati tacciono, i politici mugugnano, il Presidente Napolitano si arrabbia e i giornalisti fortunatamente parlano di metodi usati che devono far riflettere.
Meno male. Purtroppo però situazioni come questa ne sono già successe negli ultimi 20 anni tante, troppo.
L’indagine di tangentopoli portò grandi manager, politici onesti a togliersi la vita per la sola presunzione di colpevolezza, sventolata ai 4 venti non solo dai magistrati, ma guarda caso anche da quei giornalisti che oggi parlano in modo critico di ciò che è avvenuto a D’Ambrosio.
Meglio tardi che mai. Ci si poteva pensare anche prima. Adesso bisogna convincersi che l’Italia deve tornare ad essere un paese democratico, civile e perciò garantista in cui l’accusato non è colpevole e nemmeno sputtanato fin quando non è definitivamente condannato.