La situazione è più o meno questa.
Abbiamo un Presidente della Repubblica
che, senza un sistema presidenziale, si è assunto poteri esecutivi. E meno male che
questo educato nonnino si è preso in mano lo Stato.
Abbiamo un Presidente del Consiglio, giovane anagraficamente, ma vecchio politicamente e senza grosse velleità di cambiamento visto che è cresciuto
a quella scuola della DC che preferisce il potere alla riforma.
C'è una maggioranza di governo
fatta con gli avanzi del precedente, una sorta di polpettone politico, fortunatamente,
senza una strategia vera. Sta in piedi un esecutivo in cui non ci sono stalle ma
neppure stelle, che, come dei bravi amministratori di condominio, gestiscono e non
propongono.
E qui viene la parte più dolorosa. Piango al solo pensiero. C'è il maggior
partito della sinistra italiana che vince perché gli altri perdono. Almeno fino
adesso. Oggi ha come capo un giovanotto di belle speranze che sembra saperci fare.
A partire da come ha composto la sua segreteria, tatticamente fatta di persone inesperte e spesso poco "lungimiranti" che gli devono la notorietà e che si emulerebbero
per lui. Eccolo allora alla seconda prova. Enrico doveva fare solo la legge elettorale e poi dimettersi. Matteo, senza aspettare, con fare operativo poco affine alla politica, ha fatto la proposta per dimettere Enrico, come ha fatto in questi giorni con Stefano e Gianni. Primi di una lunga serie.
Se Matteo resiste e non scinde, può essere una speranza, se cade gli unici a sperare, nel miracolo però, dobbiamo essere noi cittadini.
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