Letta
è una brava persona. Ma soprattutto è un bravo politico. Anche se le due
caratteristiche possono apparire inconciliabili, in lui coesistono. Forse
questo sarà il motivo della sua sconfitta. Ha un vantaggio rispetto a tutti gli
altri: è democristiano, di quelli veraci e capaci e questo, forse, lo salverà.
Letta
guida il governo più difficile e insieme più ridicolo della storia della
Repubblica italiana. E’ il leader del parlamento più giovane ma anche più
incompetente della nostra storia. Parlamentari che parlano a caso, senza saper
cosa dire, che per andare in televisione, anche per poco, venderebbero la
propria madre (l’anima l’hanno già venduta) e che dopo le belle parole sulla
coerenza e sui tagli degli stipendio, sanno benissimo che senza quel posto, si
ritroverebbero disoccupati.
In
questa situazione Letta e il suo Governo si devono muovere. Ma cosa devono
fare? Rilanciare l’economia, riformare le leggi sul lavoro? Ampliare i diritti
civili? Creare un nuovo welfare? No, signori, niente di tutto questo. Ne verrebbero fuori tante schifezze che invece
che farci progredire ci farebbero tornare indietro di qualche decennio. Pensate
a quanti equilibri andrebbero considerati, quanti compromessi andrebbero fatti.
Risultato: cambiare tutto per non cambiare un cazzo.
No
caro Letta, tu hai un solo ed unico compito per cui o sarai ricordato per
sempre o dimenticato, o peggio, dileggiato, come un politicante qualsiasi. Il
tuo obiettivo è quello di rifare la legge elettorale. Ebbene si, questo mostro
che dopo il proporzionale, dal 1992 ad oggi si è rinnovato sotto le peggiori
forme, ognuna delle quali ha fatto nascere miseri governicchi senza alcuna
stabilità oggettiva.
La
nuova legge dovrebbe essere da un lato abbastanza autoritaria perché gli
italiani hanno da sempre bisogno di una guida forte e dall’altro dovrebbe
essere controllabile perché il nostro popolo, come abbiamo visto in passato, è
capace di grandi pazzie e è incline al leccaculismo.
Naturalmente
la strada è tutta in salita. Ci saranno molte spinte conservatrici perché a
molti garantiscono un posto a vita; ci saranno molte spinte di opportunità perché
ogni partito, ogni movimento penserà a quale meccanismo elettorale è meglio per
lui. Pochi penseranno al popolo, penseranno ad una legge chiara, semplice che
permetta ad ogni cittadino di ritrovarsi in parlamento il candidato che ha
votato o meglio a capo del governo uno che si è presentato per farlo.
Ma
questa potrebbe essere l’ultima occasione, non solo per Letta, ma per tutta la
classe politica italiana. Dopo questo a noi che siamo decisamente un popolo
mite, incline al compromesso, al lasciar correre, manca solo la rivoluzione.
Quella vera.
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