martedì 28 dicembre 2010

UN FEDERALISMO NON FEDERABILE

Che la riforma federalista (o quella che dovvrebbe esserlo) portasse delle diseguaglianze nel nostro paese non mi sembra davvero una notizia. Che Milano guadagnasse di più' di Napoli mi sembra piuttosto evidente. Non ci volevano gli studi della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (COPAFF) analizzati dal bravo on. Stradiotto.
Una riforma federale fiscale è valida se:
1) c'è un controllo serrato e puntuale sul pagamento delle imposte;
2) vale il principio di sussidiarietà, cioè quello per cui le regioni più ricche aiutano quelle più povere;
3) sia una riforma graduale che porta le regioni meno ricche ai livelli di quelle piu' danarose in un periodo di tempo medio-lungo prefissato;
4) esiste un grande senso di unità nazionale.
Ci sono questi presupposti? Direi di no. Mancano nella legge come mancano nella cultura degli italiani.
Disse bene Claudio Martelli, ex ministro della giustizia degli anni 90, che non c'è federalismo senza unità.
Ma l'unità oggi è solo nelle celebrazioni. Nord contro sud, terroni contro polentoni, è un fatto quotidiano. Tutti a rivendicare il proprio campanilismo solo per mostrarsi, ma senza dimostrare nulla.
Non è l'indipendentismo basco, che a parte le azioni terroristiche, rappresenta una cultura diversa.
Il nostro è solo indipendentismo opportunistico. Della Lega per far contente le valli e del sud contro lo strapotere del nord.
E avanti così con il federalismo delle diseguaglianze. In nome di Bossi terrone e di Tremonti maneggione.

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