sabato 19 dicembre 2015

LA MIA BANCA E' DIFFERENTE. FORSE.

I truffatori vanno puniti. Mi sembra banale dirlo, ma in Italia ricordare anche una banalità non è secondario. Vanno puniti anche se lo fanno in buona fede? Ma, allora, non sono truffatori, ma stupidi e ignoranti. E per chi riceve la truffa, che chi la fa sia consapevole o meno non fa differenza. A cosa mi riferisco? Naturalmente alle migliaia di obbligazioni ad alto rendimento vendute dalle banche in fallimento. Non si può generalizzare. Non è giusto né per coloro che hanno eseguito un ordine in buona fede del loro management né per coloro che in fiducia le hanno comprate, spesso senza la volontà di speculare, ma solo con l’idea di fare 4 soldini in più. Diversa invece la situazione di chi questi titoli gli ha venduti consapevolmente o li ha fatti vendere con la consapevolezza non solo della loro fragilità economica ma anche del fatto che la banca che li emetteva stava nella merda fino al collo. In un paese normale, questi ultimi verrebbero perseguiti dalla legge in modo deciso, senza se e senza ma. Per gli altri molte attenuanti. Per i bancari la critica è che quando si fa un lavoro bisogna conoscerlo: la loro colpa è quella di non aver studiato o capito. Per i risparmiatori quella di essersi fidati eccessivamente di chi gli stava davanti senza riconoscerne i limiti. Se per i primi è necessario indagare sulla loro buona fede, ai secondi non è possibile attribuire colpe se non la superficialità. E in un Paese dove la superficialità è all’ordine del giorno, vanno rimborsati in parte dagli amministratori di quella banca che gli ha fregati in parte dallo Stato. Qualunque cosi pensi o dica quest’Europa altalenante.

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