mercoledì 17 ottobre 2012

PREFERIRE LE PREFERENZE

Nella prossima legge elettorale alcuni parlamentari vorrebbero reintrodurre le preferenze; altri le reputano la peggiore delle modifiche. Nel frattempo i magistrati di Milano incastrano un noto politico lombardo per compravendita di voti (preferenze) con l’ndrangheta. C’è chi ha gridato, o meglio, ha sussurrato al complotto (si sa il coraggio non è proprio una virtù dei politici di oggi), denunciando che le accuse a Zambetti e le insinuazioni su altri politicanti lombardi fossero un disegno politico della magistratura per diffondere nell'opinione pubblica una certa avversione verso le preferenze. Colpa dei comunisti e del loro braccio armato nelle Procure d’Italia.

Forse è vero, o forse no. E’ sicuro però che non sono le preferenze la causa dei rapporti tra politica e malavita organizzata. Pensiamo, per ironia, ad una legge elettorale senza preferenze ma solo con collegi uninominali: il candidato nel collegio non potrebbe comparsi ugualmente i voti dei malviventi togliendoli al suo avversario? Non cambierebbe nulla. Il collegio ha il limite (che per taluni è un vantaggio) che bisogna votare per forza quel candidato senza poter scegliere; con le preferenze invece, l’elettore può fare una selezione tra più candidati nello stesso collegio. Ognuno la può pensare come vuole, ma le preferenze non sono il peggio. Così come non lo è la nostra magistratura che ha tutto il diritto di richiamare i politici e i cittadini su un problema diffuso in Italia, lo scambio di voti, ma poi sta nell'autonomia dei politici scegliere ciò che è meglio per il cittadino. Così almeno si dovrebbe fare in democrazia.

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