martedì 11 ottobre 2011

AMNISTIA SE E SOLO SE...

Nel 2006 il governo di centrosinistra guidato da Prodi decise di promuovere l’indulto per molti detenuti che in quel tempo stra-affollavano le carceri italiane. Il ministro della giustizia di allora era Clemente Mastella e la proposta veniva dal gruppo parlamentare della Rosa nel pugno composto da socialisti e radicali. A quel tempo, tra 1000 incertezze, io mi battei per l’applicazione dell’indulto perché trovavo le carceri italiane inadatte e troppo piccole per contenere tutte quelle persone, molte delle quali in attesa di un giudizio, che per la lentezza della giustizia italiana, non sarebbe mai arrivato. 
La colpa dei detenuti era, forse, di aver commesso un reato (ancora da provare), mentre la colpa dello Stato Italiano era quella di non riuscire a emettere una sentenza in tempi consoni e di decidere la pena per gli eventuali colpevoli.
Il fatto, la realtà è che a oltre 5 anni da quella data siamo ancora con lo stesso problema. Allora dove è stato l’errore? Semplicemente, in parallelo all’indulto, non si è riformato il sistema giudiziario e carcerario. In questo modo, c’è voluto poco piu’ di un lustro perché tutto tornasse come prima del 2006.
Sarebbe da stupidi commettere lo stesso errore. Allora niente riforme, niente amnistia. Ma cosa dovrebbe cambiare?
In primo bisognerebbe mettere mano alla riduzione dei processi penali, non affinché tutti finiscano in prescrizione, ma per dare una immediata e diretta sentenza a chi è accusato di aver commesso reato. Si prenda esempio da altri Paesi e dai loro sistemi, come quelli anglosassoni.
Non è però sufficiente. E’ necessario concordare che alcuni reati non debbano essere scontati in carcere, ma in centri rieducativi dove i detenuti, in stato di semi-libertà, imparano un lavoro, una professione o vengono utilizzati dalla amministrazioni per svolgere lavori di pubblica utilità. Per questo devono essere le amministrazioni a trovare spazi dimessi, non utilizzati che, ristrutturati, possono essere utilizzate come case di ri-qualificazione alla vita.
Insieme a queste due semplici cose, bisogna ristrutturare le nostre carceri, spesso fatiscenti, maleodoranti e insane.
Se è vero che le condizioni carcerarie di moltissimi detenuti sono al limite del rispetto dei diritti umani, è altrettanto vero che non si rimedierà mai a questo problema se, insieme ad amnistie o indulti, non si fanno riforme strutturali come quelle sopra proposte.

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