domenica 12 settembre 2010

ABROGHIAMO l’ABROGATO

Alzi la mano chi ha votato nel 2002 per abrograre i primi due commi della XXIII disposizione transitoria della nostra Costituzione. Risultato. Emanuele Filiberto alla Rai come presentatore. Non ci volevo credere; ho sgranato gli occhi, pulito gli occhiali, spento e riacceso la TV e lui era sempre lì, alla televisione di Stato. Quello il cui padre Vittorio faceva il “frontaliero abusivo” per deliziare il suo reale augello tirando sul prezzo, quello che nel 2006 ha chiesto allo Stato Italiano un risarcimento per l’esilio, quello incriminato un sacco di volte. Emanuele, che a Ginevra impiegava il suo tempo come consulente finanziario, è un figlio di papà, di quel papà. Adesso fa il conduttore, lo showman e viene pagato con i soldi dei contribuenti italiani. Forse l’accordo è che il canone TV serva per saldare il risarcimento chiesto. Poi, un nuovo ricordo orribile, che non avrei voluto avere: questo qui ha cantato (dico cantato) a Sanremo ed è arrivato, credo, secondo. Allora mi informo: ha ballato su Canale 5, poi sulla RAI, è stato a “Quelli che il calcio” e l’incubo continua. No ditemi che non è vero. Da quando è tornato in Italia (pentitevi del voto) balla e canta e lo paghiamo con i nostri soldi. Vi prego, cari dirigenti RAI, ditemi che il mio canone piuttosto lo usate per finanziare la trasmissione notturna di Gigi Marzullo.

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